Il legame che unisce il Sagrantino e Bevagna, oggi parte della denominazione del territorio in cui, appunto, si coltiva il vitigno umbro, ha profonde e radicate origini.
Si legge, infatti, nella Historia Naturalis di Plinio il Vecchio, di un vitigno a bacca nera prodotto nel municipio di Bevagna: nell’antichità Montefalco (Coccorone, l’antico nome fino al 1249) faceva parte del Municipio di Bevagna.
Nella florida valle dell’Umbria sorge la Città di Bevagna, originariamente popolata dagli Umbri con influssi ed influenze Etrusche. Il nome originario, Mevania, si deve forse ad un gentilizio etrusco di nome Mefana, divenuto Mevania con l’arrivo dei romani.
Bevagna ricoprì un ruolo importante e fu centro nevralgico per gli scambi commerciali: sita lungo la Via Flaminia (risalente al 220 a.C) si ricorda finanche per l’importanza del fiume Topino che all’epoca era navigabile, che si getta nel fiume Chiascio e infine nel Tevere, conferendo alla cittadina un ruolo agricolo fondamentale e strategico che faceva sì che Bevagna s’impreziosisse di culture e cultura.
Racchiusa nella sua cinta muraria, Bevagna conobbe un florido sviluppo edilizio con la costruzione di un anfiteatro e terme romane adornate di bellissimi mosaici. Lo stesso anfiteatro, in epoca medievale ,fu poi trasformato e divenne parte di una bottega di un artigiano al pian terreno con la sua dimora al piano superiore. Di qui il famoso detto “casa e bottega”. Camminare lungo una delle gallerie (originariamente ne erano 8 per 6: questo fa dell’anfiteatro romano di Bevagna non solo imponente ma anche importante dal punto di vista culturale e politico) dell’anfiteatro, ti fa respirare la storia antica, tra umbri, romani e bevinati, immaginando di sentire i rumori della strada, dei commerci, delle donne impegnate nella vita quotidiana, dei carpentieri, dei dipintori e gli odori provenienti dalle carterie e del setificio e ancora il profumo del mosto dalle cantine.
Passeggiare lungo le vie tra osterie, locali, vinerie e più moderni winebar in cui sorseggiare un calice di Montefalco Sagrantino o anche nella sua versione spumantizzata per avere brio e freschezza in giornate primaverili in cui il sole è ancora timido ma riscalda quel tanto che basta a farti godere una passeggiata all’aria aperta.